Ascesa (e discesa) degli uomini nella nostra vita
Recentemente mi sono trovata in chat con un’amica e abbiamo iniziato a raccontarci dei nostri rispettivi padri. Lei mi diceva che il suo è stato davvero un bell’uomo in gioventù, al punto da rendere poi inaffrontabile ogni possibile paragone di natura estetica con tutti i suoi futuri pretendenti una volta cresciuta. Un padre-icona.
Il mio invece era sì un giovane affascinante, ma anche molto intraprendente ed affidabile. Da che io abbia ricordi sento nelle mie orecchie la frase: “tranquilla, ci penso io”. E così arrivavano spiegazioni, consigli, passaggi in auto o strumenti per imparare ad uscire da momenti di stallo.
Un padre-faro.
Se si cresce con l’idea che ci sia qualcuno ad aiutarti quando hai un problema, risulta impossibile poi accettare l’inettitudine di alcuni uomini incontrati nel corso della nostra vita da donne adulte.
Ci sono quelli che non ti accompagnano mai a casa, quelli che non sanno cucinare nemmeno un piatto di pasta, quelli che hanno sempre mamma al seguito, quelli che una responsabilità brucia come un marchio a fuoco, quelli che “vai tu che sei brava a parlare”. E così il mondo si è popolato di donne dalle mille sfaccettature, onnipresenti e multitasking come si dice in questi anni filo-anglofoni. Con la nascita di mia figlia ho capito che le bambine vengono al mondo con una marcia in più.
Una bimba di due anni sa già di preciso cosa vuole, si mette le scarpe e tenta di vestirsi da sola con gli abiti che piacciono a lei, sa dove sono tutti gli utensili in casa, vuole partecipare alle attività casalinghe. Detto in poche parole, una bambina di due anni sceglie, a gesti o a parole, sa cosa vuole.
Ciò che mi lascia perplessa è: quando arriva il momento in cui ci facciamo mettere i piedi in testa? Partiamo tutte con uno slancio immenso e poi?
Sarà per via di quei modelli di fari o icone che crediamo di perfezione che ci hanno cresciute, che arriviamo a pensare all’uomo come un essere superiore? E quindi, ci siamo incartate da sole?
[put your tiny hand in mine]