London Calling dei Clash compie 40 anni. Storia di una fotografia (scattata per caso) che ha immortalato un’epoca
Era il 1979. Pennie Smith aveva all’epoca circa trent’anni e fotografava come freelance le band più controverse della scena musicale punk rock londinese. Si trovò quindi a seguire il tour americano dei Clash e una notte a New York era appostata come sempre sotto palco, per cogliere i migliori momenti del live.
L’istinto probabilmente le suggerì di cambiare lato del palco e di portarsi dalla parte di Paul Simonon, come a presagire che qualcosa sarebbe potuto accadere quella notte. Paul era di pessimo umore prima che il concerto iniziasse, Pennie lo aveva notato precedentemente, stando dietro le quinte. La fotografa si posizionò, fece un passo indietro e puntò l’obiettivo. Fu allora che Paul, come posseduto dal fuoco dell’ira, levò il basso verso l’alto e lo scagliò, tenendolo con entrambe le mani, verso il pavimento.
Pennie raccontò successivamente che il suo dito si era mosso in autonomia, prescindendo la sua volontà e che la foto non le piacque particolarmente quando la vide, poiché era sgranata e la persona ritratta avrebbe potuto essere chiunque, non si vedeva bene il volto di Simonon
Ma il giorno dopo, sul bus del tour non vi furono dubbi. Joe Strummer disse che quella era la foto, quella e nessun’altra sarebbe stata la copertina di “London Calling”. Penny aveva scattato una foto-icona quasi inconsapevolmente, disse che questo era accaduto perché con i Clash aveva avuto fin dal primo incontro un’intesa fuori dall’ordinario.
Così come straordinario fu l’album che compie oggi (14 dicembre) quarant’anni. Uscito in un‘annata che fece da spartiacque tra le rivolte sociali e gli anni 80 scintillanti di glamour e bizzarri videoclip, rappresentò una sorta di apertura della band dal punk alle contaminazioni di altri generi.